La Roma ha spaventato il Manchester City, uscendone con un solo punto che, forse, sarebbero potuti essere tre. La Roma ha fatto una gran bella figura in Inghilterra, anche se contro una difesa che tutto è fuorché granitica. Domani, per la squadra di Garcia, ci sarà una prova fondamentale in casa della Juventus che, contrariamente ai Citizens, può contare su una difesa di ferro.

Nessun riferimento, qui, a come finirà domani. Solo il campo potrà dire se i giallorossi avranno colmato il gap dell’anno passato dai campioni d’Italia. Il Corriere dello Sport esalta, come è giusto, l’impresa in terra d’Albione di Totti e compagni. In particolare il direttore, Paolo De Paola, dedica l’editoriale all’1-1 di Champions. Alcune frasi sono ad effetto, per eccitare l’animo del tifoso romanista, già felice di suo per il nuovo corso americano – francese.

Forse esagera un po’? Scrive, infatti:

“Anche il gol subito a freddo dopo quattro minuti per un rigore non ha spaventato i giallorossi ormai dotati di una mentalità internazionale che li lancia con pieno diritto tra le grandi d’Europa. E’ un segnale importante per il calcio italiano che attraverso la Roma potrà finalmente riconquistare quella considerazione persa da troppi anni in Europa e soprattutto nella competizione maggiore, la Champions”.

Siamo passati in poche righe da un ottimo 1-1 con il City alla squadra che può addirittura risollevare le sorti del calcio italiano in Europa, dopo anni in cui non eravamo più considerati. Per carità, può darsi che capiti, ma la Champions è una competizione lunga. Se il calcio italiano tornerà grande, oltre confine, grazie alla Roma, non si potrà che tributare un applauso alla Società, ai dirigenti e ai calciatori.

La sensazione, però, è che De Paola ormai si faccia troppo coinvolgere dal ruolo istituzionale che ha: quello di direttore di un quotidiano sportivo romano. E deve stare attento a non finire come spesso è capitato negli ultimi anni ai tifosi della Lupa: un giorno esaltatissimi, quello dopo immusoniti per una scoppola presa a Torino piuttosto che a Manchester (1-7, do you remember?). Che poi questo è il male della Roma giallorossa, quel male che ha impedito nei decenni di vincere più che tre scudetti e nove Coppe Italia. Il sopravvalutarsi troppo, l’esultare prima del traguardo. Il dare tutto per fatto. Il sentirsi Roma caput mundi anche soltanto dopo un 1-1 a Manchester. Per poi cadere in depressione al primo inciampo.

Domani alle 18 lo Juventus Stadium dirà se i giocatori, invece, sono riusciti – grazie alla cura Garcia – a isolarsi ormai dall’ambiente. Dalla curva, dalle radio private, dai giornali. Tutti ai piedi della Lupa ritrovata. Che, maddai, dopo anni di assenza dalla Champions è tornata a miracol mostrare e per riportare il calcio italiano agli allori di una volta. L’impero di Giulio Cesare è lontano: qualcuno glielo dica.

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ultimo aggiornamento: 04-10-2014


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